giovedì, febbraio 18, 2016

Discorso al funerale di Sandro

Caro Sandro, sei uno degli uomini più belli che io abbia mai avuto la fortuna di conoscere. In ogni momento, come un fiore bellissimo che non deve sforzarsi per profumare, sapevi essere senza sforzo la precisa emanazione di te stesso. Talmente umano da apparire talvolta sovrumano, avevi un dono speciale, quasi magico: sapevi alleggerire costantemente la realtà, senza mai impoverirla. E così riuscivi con elegante naturalezza a cogliere, e ad accogliere, ogni persona, ogni situazione, in maniera profondamente colorata, facendo vibrare le corde della tua emozionabile e allo stesso tempo arguta sensibilità. E così, sempre dissacrando tutto, senza mai banalizzare niente, ci trovavamo spesso ad inventarci battute, eleganti e spiritose, per prenderci un po’ gioco della nostra amata realtà. E allora anche oggi mi chiedo che cosa diresti, se ti sembrerebbe opportuno fare qualche battuta anche in questo momento di doloroso commiato. Credo di sì. Forse ti raccomanderesti di controllare che il microfono sia effettivamente collegato alla "cassa"? O forse ti lamenteresti del tuo vestito, costoso e scolorito, dicendo che è "caro e stinto"? O forse diresti che "ci hai lasciato le penne" in modo che noi possiamo ancora scrivere qualcosa per te? O forse, ancora, diresti che la vita sa giocare meravigliosamente a poker, ma poi, proprio alla fine, "bara"? O forse sono io che mi ostino a fare ancora un sacco di battute sciocche perché vorrei sentirti ancora una volta ridere con me. Grazie Sandro, ti voglio tanto bene.