venerdì, luglio 17, 2020

Anna Pardini di Stazzema

Quando si sente recitare il Padre Nostro a mezzanotte è un presagio di morte.
Per me è l’evocazione di una promessa: scavare verso la vita.
Si dice che i primi quaranta giorni di un bambino siano i più difficili. Per me sono stati gli unici, da viva.
DON! DON!
Padre nostro, che sei nei cieli.
Puoi restituirmi quel cielo che non ho mai visto, azzurro oltre al nero della paura?
DON! DON!
Sia santificato il tuo nome.
Il mio nome è Anna Pardini, sono nata il 23 Luglio 1944.
DON! DON!
Venga il tuo regno.
Il mio regno è Sant’Anna di Stazzema, un paese sommerso dal terrore di morire, dalla necessità di scappare, dall’orgoglio di resistere. La mattina del 12 Agosto sono in braccio a mamma Bruna. Sono al sicuro, piango. Arrivano i nazisti, ci spingono contro il muro. Non so ancora formulare i pensieri, ricordo le sensazioni. Mamma. Mi abbraccia. Grida. Respiro. Trema. Mamma. Mi stringe. Urla. Freddo. Spari. Mamma. Mi lascia. Mamma. Solitudine. Mia sorella Cesira. Braccia. Nascondersi. Respiro. Speranza. Paura. Sangue. Odore di proiettili. Ne ho sette in corpo. Cesira si salverà, io no. Morirò venti giorni dopo.
DON! DON!
Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Da morta continuo a contare gli anni, ne ho settantacinque e condivido un giardino sotterraneo con i miei amici. I vivi lo chiamano cimitero. Siamo quasi tutte vittime dell’eccidio di Sant’Anna.
Ci sono Velio e Wilma Bertolucci, che continuano a giocare a nascondino nella speranza che essere trovati torni a essere un divertimento. C’è Flora Bernabò, un sorriso bianco come il corpo e il sangue delle Alpi Apuane.
La mia migliore amica è Norma Bertelli, che insieme a sua sorella la notte prima della strage stava con il naso incollato al cielo ad avvistare le stelle cadenti. Non ha mai smesso di esprimere desideri. Uno di questi è diventato la mia promessa. “Scava verso l’alto Anna, vorrei vedere le stelle. Io non posso: una mitragliatrice ha tranciato le mie mani”.
DON! DON!
Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
La mia quotidianità è la vita delle mie sorelle. Abbiamo figli, nipoti, sogni. Adele ha raccontato la nostra storia a tante persone. Siria ci porta sempre i fiori. A Cesira hanno dato la medaglia d'oro al valore civile, ricordo le sue braccia che hanno provato a salvarmi. Scavo grazie alla forza del ricordo di quelle braccia. Il nostro pane quotidiano è la memoria, dimenticare sarebbe come morire ancora.
DON! DON!
E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.
La tentazione, talvolta, è interrompere questo rituale che può risultare grottesco. Ma io continuo, Norma, perché ti ho promesso di scavare, ti ho promesso di provarci tutte le notti, dopo che il campanile termina i suoi dodici rintocchi. Scavo, verso le stelle che non potremo mai vedere. Scavo perché sono ostinata, scavo perché sono leale, scavo perché mi nutro di desideri inespressi.
Scavo perché sono Anna Pardini di Stazzema.
Amen.

(ecco il link alla LIVE in cui se ne parla (circa dal minuto 22:58) e Carmen Laterza legge il racconto).